Nell’edizione più recente del report annuale delle prestazioni climatiche a livello globale, l’Italia subisce un notevole calo di 15 posizioni, è il risultato di politiche insufficienti nel contrasto ai cambiamenti climatici
di Mario Tosetti
La posizione globale dell’Italia nelle performance climatiche è sccesa dal 29esimo al44esimo rango. Questo calo può essere attribuito soprattutto a politiche nazionali inadeguate rispetto alle crescenti esigenze poste dal cambiamento climatico. Questo è quanto riportato nel report annuale di Germanwatch, Can e NewClimate Institute, in collaborazione con Legambiente per l’Italia, presentato l’8 dicembre alla Cop28, attualmente in corso a Dubai.
La Cina, al 51° posto, rimasta stabile rispetto alle precedenti classifiche, continua a essere riconosciuta come il principale emettitore globale di gas serra. Gli Stati Uniti hanno visto una tendenza discendente, perdendo 5 posizioni e collocandosi al 57° posto. Gli Emirati Arabi Uniti, ospitanti la Cop28 a Dubai, occupano il 65° posto, preceduti dall’Iran al 66° e dall’Arabia Saudita al 67°.
Il report analizza complessivamente 63 paesi, non dimenticando l’Unione Europea nel suo insieme. La somma delle emissioni di questi paesi rappresenta il 90% delle emissioni globali di gas serra. Una considerazione interessante emerge dal fatto che le prime tre posizioni della classifica sono vuote. Secondo il report: “Nessuna nazione ha raggiunto le performance necessarie per contribuire efficacemente alla lotta contro il cambiamento climatico e limitare il riscaldamento globale entro il limite critico di 1,5 gradi”. La Danimarca, situata al quarto posto (e quindi al primo posto effettivo), si distingue per la sostanziale riduzione delle emissioni di gas serra e per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Seguono l’Estonia e le Filippine.
In merito all’Italia, il panorama non è brillante, e anzi sembra riservare ulteriori difficoltà. Legambiente evidenzia: “L’attuale aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) prevede una riduzione delle emissioni al 2030 del solo 40,3% rispetto al 1990, un passo indietro rispetto al già inadeguato 51% previsto dal Pnrr”. Nonostante l’espansione delle energie rinnovabili, l’orologio del clima continua a correre. “Per il 2030 è necessario quasi dimezzare le emissioni globali, sopratutto riducendo il consumo di combustibili fossili. Alla Cop28 è quindi fondamentale giungere a un accordo audace che includa la triplicazione della capacità installata di energia rinnovabile, il raddoppio dell’efficienza energetica e l’eliminazione immediata dell’uso di combustibili fossili” prosegue Legambiente. Solo con una riduzione drastica dell’uso di carbone, gas e petrolio è possibile sperare di raggiungere l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi.
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