Una metafora della vita, questa espressione sintetizza forse meglio di qualunque altra il progetto fotografico di Federico Massimiliano Mozzano, dal titolo Embryo. Un nome che evoca l’embrione, l’origine, l’inizio dell’esistenza. E proprio quell’attimo vuole simbolicamente raccontare l’artista. Nelle sue fotografie una serie di corpi femminili viene rappresentata immersa nell’acqua, laddove il corpo rivela tutta la sua vulnerabilità, la vita si mostra in tutta la sua fragilità e sospensione. Come in una placenta. Avvolti da un liquido silenzio, corpi nudi si inarcano, spingono contro le pareti, immobili si lasciano affondare e sopraffatti si arrendono.
I volti che occupano lo spazio si espongono alla vista, all’immaginazione, donandosi fermi all’osservazione. Nell’immobilità del gesto è racchiusa la spinta a risalire, in quel delicato avvicinarsi del palmo della mano è necessario credere, indomabile senso di libertà. Embryo è la scelta che intercorre tra libertà e costrizione, azione e reazione. Si nasce nudi e ci si veste di esperienze, negative e positive. Rimanere immobili a guardare o a lasciarsi guidare condiziona il nostro comportamento, ma non lo sviluppa. «Embryo è una metafora, la mia personale riflessione sulla natura umana, corpi cresciuti fisicamente, ma non ancora del tutto autonomi», spiega Mozzano.
I suoi scatti riescono a esprimere allo stesso tempo un erotismo raffinato, delicato e armonioso. La scelta di ritrarre corpi femminili sembra infatti andare proprio in questa direzione, ma i soggetti non sono figure dalla bellezza quasi mitologica, modelle statuarie e perfette, ma donne normali, quindi imperfette ancorché reali. Proprio a rimarcare il realismo della vita. Un dono perfetto, in origine, ma tutt’altro che trascendente. Nella sua scelta iconografica l’artista riesce a rappresentare in modo molto espressivo quello che intende comunicare.