Nel 2022 sono state 104 le vittime di femminicidio, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha richiamato le Istituzioni ad un’azione coordinata perchè le donne che denunciano siano di fatto protette. Il governo è all’opera per la modifica di Opzione Donna, che nella versione contenuta nella manovra legava l’uscita dal lavoro al numero di figli e non all’età
di Corinna Pindaro
Il 25 novembre è la Giornata Internazionale contro la violenza maschile sulle donne. Solo nel 2022 sono 104 le donne che hanno perso la vita per mano di un uomo violento. “La violenza contro le donne è una aperta violazione dei diritti umani, purtroppo diffusa senza distinzioni geografiche, generazionali, sociali. Negli ultimi decenni sono stati compiuti sforzi significativi per riconoscerla, eliminarla e prevenirla in tutte le sue forme”, ha commentato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il capo dello Stato nella nota divulgata dal Quirinale ha continuato affermando che ad oggi assistiamo “a cronache quotidiane danno triste testimonianza” che testimoniano come “per troppe donne, il diritto ad una vita libera dalla violenza non è ancora una realtà” e “ci ricordano che ci sono Paesi dove anche chi denuncia e si oppone alle violenze è oggetto di gravi ed estese forme di repressione”.
Le storie di donne vittime di violenza sono “narrazioni dolorosissime, sino alle aberrazioni in quei territori che vivono situazioni di guerra ove le donne diventano ancora più vulnerabili e sono minacciate da violenze che possono sfociare nella tratta di esseri umani o in altre gravi forme di sfruttamento”, ha proseguito Mattarella.
Ferma la condanna del Presidente della Repubblica contro ogni forma di violenza che ha sottolineato come “ la violenza di genere, nelle sue infinite declinazioni, dalla violenza fisica, psicologica, economica, fino alla odierna violenza digitale, mina la dignità, l’integrità mentale e fisica e, troppo spesso, la vita di un numero inestimabile di donne, molte delle quali sovente, non si risolvono a sporgere denuncia”.
Cosa resta, quindi, alle tante, sempre troppe, donne che subiscono abusi e violenze se non il ricorso alla giustizia nella speranza di essere tutelate? Per Mattarella “Denunciare una violenza è un atto che richiede coraggio. Abbiamo il dovere di sostenere le donne che hanno la forza di farlo, assicurando le necessarie risposte in tema di sicurezza, protezione e recupero”.
Sergio Mattarella ha concluso esortando tutte le istituzioni ad “un’azione efficace per sradicare la violenza contro le donne”. Un intervento che “deve basarsi anzitutto sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni più giovani, attraverso l’educazione all’eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione”.
Intanto la facciata di Palazzo Chigi si è illuminata di rosso, in ricordo delle vittime di femminicidio e sono comparsi i nomi delle donne che hanno perso la vita nel 2022. “I numeri sono freddi ma dietro ognuno dei numeri c’è una storia”, ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Una buffa casualità che il giorno della Giornata internazionale contro le donne si discuta della modifica della proroga di Opzione donna contenuta in manovra. La misura, che consente l’uscita anticipata dal mercato del lavoro, potrebbe tornare alla versione originale, che lega l’uscita all’età piuttosto che al numero dei figli, come emerso dal cdm che ha varato la manovra. La manovra approvata dal cdm prevede, infatti, secondo quanto riportava il comunicato di Palazzo Chigi, la proroga per il 2023 con modifiche: in pensione a 58 con due figli o più, 59 con un figlio, 60 altri casi.
Ipotesi, che se fosse confermata sarebbe offensiva e anacronistica, per tutte le donne lavoratrici che non sono anche madri ed in relazione alla quale sono stati sollevati dubbi di incostituzionalità per aperta violazione del principio di uguaglianza.
Il ministero del Lavoro, secondo quanto si apprende, è quindi all’opera per confermare la precedente norma (possono accedere alla pensione anticipata le lavoratrici con 35 anni o più di contributi e almeno 58 anni d’età per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni per le autonome), con la proroga di un anno. La proposta passerà poi al vaglio del Ministero dell’economia per le coperture.
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