Dopo la strage di Cutro il governo accelera sull’adozione di misure volte a contrastare l’immigrazione clandestina: da pene più aspre per gli scafisti a nuove misure sui rimpatri, da nuove procedure per l’accoglienza all’introduzione annuale di una quota di stranieri regolari
di Emilia Morelli
Dopo la drammatica pagina segnata dalla strage di migranti a Cutro il governo si dice pronto ad accelerare sui provvedimenti relativi alla complessa questione migratoria. Sul tavolo vi è un provvedimento che dovrebbe coinvolgere più ministeri sotto la regia della presidenza del Consiglio e comportare pene più dure per gli scafisti e al contempo semplificazione dei meccanismi di accoglienza oltre che nuove misure sui rimpatri.
E’ al vaglio l’ipotesi di una nuova determinazione dei flussi regolari dei migranti, sulla base di accordi di cooperazione con i Paesi di origine e l’idea di introdurre una quota annuale per l’entrata di centomila stranieri regolari, che vengano poi collocati in base alle esigenze del mercato del lavoro nei vari settori. Al momento, però, si tratta soltanto di ipotesi.
Certamente i temi saranno affrontati in occasione del Cdm a Cutro che dovrebbe essere fissato nei prossimi giorni. Attesa, inoltre, per il 7 marzo l’informativa urgente del governo a Montecitorio che terrà il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi affrontando la questione migratoria e finalizzata a ricostruire la dinamica dell’intervento della Guardia di Finanza e del ruolo della Guardia Costiera dopo che Frontex aveva avvistato, la sera prima del naufragio, il barcone nel mar Ionio “ma senza lanciare nessun allarme”, come viene sottolineato dal governo.
Probabilmente prima dell’informativa ci sarà un incontro tra Meloni e Piantedosi, anche alla luce delle dichiarazioni del ministro sulla vicenda (La disperazione non può mai giustificare viaggi che mettono un pericolo i propri figli) che hanno scosso non poco l’opinione pubblica e scatenato numerose reazioni politiche tra cui la richiesta di dimissioni al ministro avanzata dalla segretaria Pd, Elly Schlein.
Intanto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: “L’ emergenza migratoria, dai vari fronti caldi di crisi, è il problema più grande che dovremo affrontare nei prossimi anni, forse decenni. E l’Italia, al di là delle speculazioni o delle polemiche politiche interne, non può farlo da sola. Abbiamo salvato migliaia e migliaia di vite, e tutti gli italiani lo sanno, ma purtroppo non sempre ci si riesce. Tra le migliaia di disperati che si affidano a scafisti criminali qualcuno, purtroppo, non ce la fa. Come nel naufragio di Steccato di Cutro”.
In particolare in relazione al naufragio Tajani si è detto certo che “la magistratura farà il suo lavoro, si vedrà se esistono responsabilità o se, come credo, è stata una tragica, terribile fatalità”, mentre sul Consiglio dei ministri a Crotone il titolare della Farnesina conferma che “lo faremo in settimana, anche per dare un segnale, ma nessuno ha la bacchetta magica”. Tajani, chiamato a dire la sua sulla vicenda relativa alle dichiarazioni rese dal titolare del Viminale, ha affermato che Piantedosi è “un uomo scrupoloso, attento, che ha affrontato tante crisi, che lavora su ogni aspetto”, non c’è “nessun dubbio. E siamo compatti”. E quando gli è stato chiesto se comprenda le ragioni di chi parte, anche rischiando la vita, ha risposto che “umanamente certo che le comprendo. Ma una politica seria deve fare un passo avanti e capire quello che si può fare per arginare e risolvere un problema immenso”.
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